Diario di un Sopravvissuto alla Crisi

Vita, morte e miracoli di una Startup nell'Italia della crisi economica

Tag: planning

17. Perchè scrivere un Business Plan per la propria Startup?

22 LUGLIO 2014, ORE 13:52
GIORNO 157

Tim non ce l’ha fatta.

La Fantomatica C ce l’ha fatta invece: lo ha preso.

Irlanda del Nord, biglietto di sola andata. Un lavoro ben retribuito e la possibilità di crescere professionalmente.

Treni da prendere al volo. In Italia. Nel 2014.

 

Abbiamo perso il nostro tuttofare. Vittoria, la nostra startup, ha perso un elemento importante del suo team, costretto come tanti altri giovani ad espatriare.

E ora?

Continuiamo a programmare, e oggi abbiamo cominciato a redigere il Business Plan della startup.

Leggevo delle percentuali: mediamente solo il 27 % degli imprenditori di piccole e medie imprese hanno realizzato un business plan (http://www.pinterest.com/pin/61220876159478523/).

Forse la loro scarsa cultura imprenditoriale non li ha spinti a redigerlo, o semplicemente, fortuna loro, sono stati talmente bravi da non averne bisogno.

In realtà le motivazioni che spingono a creare un Business Plan sono diverse:

1- Mettere in forma scritta le idee di business: questo permette all’imprenditore di “crescere”, individuare le criticità(se affiancato dai giusti consulenti), apportare determinate azioni correttive, e settare le strategie adeguate;

2- Cercare Investitori;

3- Partecipare a Startup Competition / Bandi per Startup (e qui entra in gioco anche il cosidetto Pitch).

 

Conseguentemente la forma di un Business Plan dovrebbe variare a seconda dell’obiettivo dello stesso: dev’essere comunicativamente efficace in base alle esigenze.

 

Last but not least, la struttura del Business Plan: di questo punto parlerò in un altro post, ora devo lasciare il blog.

Ho una skype-call con una multinazionale che ha sede in Germania.

 

Si, è così, La Fantomatica C sta cercando di prendere anche me, e portarmi fuori dall’Italia.

Ce la farà?

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7. Programmare per sopravvivere.

17 MARZO 2014, ORE 19:26
GIORNO 32

Domani si va in missione.

 

Andrò li fuori e sarò solo, disorientato e impaurito: mi aspetta un importante prova per la mia carriera.

Domani scoprirò se sono realmente bravo nel mio lavoro o se invece le mie erano solo parole.

Insomma. Mentre l’Italia sogna di sconfiggere una volta per tutte la Fantomatica C, guidata dalle strategie del nuovo comandante Renzi, io invece sarò impegnato in una “mattinata con i boss“: questa pratica, presente solo nell’azienda di consulenza dove lavoro penso, consiste nel valutare i dipendenti tramite test specifici, presentazioni e obiettivi raggiunti, tutto nella stessa mattina.

Noi siamo in 3.
Il migliore si becca il passaggio a categoria superiore.
E quindi anche un aumento.
E quindi anche soldi in più.
E quindi anche fondi in più per la mia startup.

Questo passaggio di carriera potrebbe significare molto per me. Per affrontare la giornata di domani ho iniziato a prepararmi da sei mesi(essendo un test che viene fatto dopo i primi 3 anni di carriera, ho visto bene di prenderla da lontano).
E la cosa più importante che ho fatto in tutto questo è stato programmare ciò che dovevo fare. Sul serio non è stato facile conciliare il lavoro(Priorità 1), la mia startup(Priorità 2) e il test(Priorità 3, ma che dipende per metà anche dalla Priorità 1).

Anche il governo italiano in carica ha programmato la propria performance, piazzando strategicamente una riforma al mese.

Il lavoro di programmazione è stato eseguito ovviamente anche nella startup.
Mettere in ordine le attività da compiere, stabilire le priorità di intervento, ma anche fissare deadline e milestone(e rispettarle) e dividersi le responsabilità. Tim, il nostro tuttofare, è un elemento preziosissimo nell’economia della programmazione della startup. Perché compie tante azioni, solo che, se non avesse un piano di battaglia, non riuscirebbe a sopravvivere.
Così, la programmazione della performance di una startup risulta essere un altro elemento fondamentale nella creazione della stessa.

Perché programmare, e quindi sapere cosa affrontiamo quotidianamente, ci fa essere pronti.
Ci fa almeno credere di riuscire a sopravvivere alla Fantomatica C, in questo paese dove il merito ha perso vita e la gente sorride poco, noi giovani startupper:
manteniamo la calma,
crediamo in noi stessi,
e non molliamo.