Diario di un Sopravvissuto alla Crisi

Vita, morte e miracoli di una Startup nell'Italia della crisi economica

Tag: Management

21. Nascita di un’impresa: costituire una società in Italia

08 SETTEMBRE 2014, ORE 21:56
GIORNO 204

 

L’ora è giunta.

Abbiamo compiuto lo step più importante.

Abbiamo costituito ufficialmente la nostra società.

Vittoria è ufficialmente una Società a Responsabilità Limitata (INDIZIO N.7).

 

Dopo tanti mesi, siamo giunti dove tanti di noi non pensavano di arrivare.

Non è stato facile certo, e sarà tutto molto più difficile da adesso in poi, da adesso che il gioco si fa duro.

Ma il nostro momento è giunto.

 

La prima domanda che ci siamo posti è stata: “Qual è la migliore forma societaria per costituire la nostra startup?”

La prima scelta è stata quella di costituire una società con autonomia patrimoniale perfetta(una società di capitali per la quale, delle obbligazioni risponde solo la società con il proprio patrimonio, e non i soci).

La seconda scelta è stata quella di scegliere la tipologia societaria. Abbiamo optato per una Srl, ossia la società di capitali più “misura d’uomo” possibile, in cui l’elemento umano è forte a discapito di un possibile azionariato diffuso.

 

Infine sarà fondamentale riuscire ad essere riconosciuti come “Startup Innovativa”, una nuova e particolare tipologia di Srl che si può sfruttare in Italia da paio di anni a questa parte.

Di questo parlerò nel prossimo post, ora vado a festeggiare, una birra con il team, per brindare a Vittoria.

Vedo la luce in fondo al tunnel, vedo la Fantomatica C che scappa.

 

Pubblicità

17. Perchè scrivere un Business Plan per la propria Startup?

22 LUGLIO 2014, ORE 13:52
GIORNO 157

Tim non ce l’ha fatta.

La Fantomatica C ce l’ha fatta invece: lo ha preso.

Irlanda del Nord, biglietto di sola andata. Un lavoro ben retribuito e la possibilità di crescere professionalmente.

Treni da prendere al volo. In Italia. Nel 2014.

 

Abbiamo perso il nostro tuttofare. Vittoria, la nostra startup, ha perso un elemento importante del suo team, costretto come tanti altri giovani ad espatriare.

E ora?

Continuiamo a programmare, e oggi abbiamo cominciato a redigere il Business Plan della startup.

Leggevo delle percentuali: mediamente solo il 27 % degli imprenditori di piccole e medie imprese hanno realizzato un business plan (http://www.pinterest.com/pin/61220876159478523/).

Forse la loro scarsa cultura imprenditoriale non li ha spinti a redigerlo, o semplicemente, fortuna loro, sono stati talmente bravi da non averne bisogno.

In realtà le motivazioni che spingono a creare un Business Plan sono diverse:

1- Mettere in forma scritta le idee di business: questo permette all’imprenditore di “crescere”, individuare le criticità(se affiancato dai giusti consulenti), apportare determinate azioni correttive, e settare le strategie adeguate;

2- Cercare Investitori;

3- Partecipare a Startup Competition / Bandi per Startup (e qui entra in gioco anche il cosidetto Pitch).

 

Conseguentemente la forma di un Business Plan dovrebbe variare a seconda dell’obiettivo dello stesso: dev’essere comunicativamente efficace in base alle esigenze.

 

Last but not least, la struttura del Business Plan: di questo punto parlerò in un altro post, ora devo lasciare il blog.

Ho una skype-call con una multinazionale che ha sede in Germania.

 

Si, è così, La Fantomatica C sta cercando di prendere anche me, e portarmi fuori dall’Italia.

Ce la farà?

16. Best Practice: quando il calcio è lo specchio della nazione in cui vivi.

16 LUGLIO 2014, ORE 16:00
GIORNO 151

 

Ci hanno tolto anche il calcio.
La Germania e i tedeschi.

Non che a me interessi oramai più di tanto di questo sport, ma sinceramente, in una delle poche partite che ho visto di questo Mondiale di calcio, mi è sembrato di vivere una lotta tra razionale(Germania) e irrazionale(Argentina).
E questa volta il talento e la creatività hanno perso.

Questo vuol dire che i tedeschi sono riusciti ad applicare la loro metodologia, la loro determinazione, la loro professionalità anche allo sport, programmando da quasi un decennio questo risultato.

Ma soprattutto hanno valorizzato al meglio le loro risorse.

Come del resto riescono, con il proprio modus operandi(un modus operandi all’insegna della “correttezza”, ben lontano dai canoni italiani) a fare ogni giorno con le loro imprese, con le loro pubbliche amministrazioni e con le loro startup. Non a caso Berlino è il simbolo dinamico di questa rinascita tedesca. Basata sulla Programmazione, sulla Correttezza e su questo riuscire a raggiungere i risultati senza clamori.

Poco da fare: la Germania e i tedeschi sono una best practice. E questo approccio qua andrebbe totalmente “inseminato” nelle nostre Startup.
Io nella mia startup ci sto provando, e anche se la Fantomatica C mi sta spingendo fuori dal paese, ho programmato da lontano il lavoro di Vittoria, ho cercato di lavorare all’insegna della correttezza e della lealtà, e soprattutto ho affidato le responsabilità al team, valorizzando così le risorse che ho a disposizione.
Un approccio” tedesco”?
No, questo è il giusto approccio per riuscire a sconfiggere la Fantomatica C

11. O qui si fa la Startup o si muore

03 GIUGNO 2014, ORE 17:12
GIORNO 108

“Our mother has been absent, ever since we founded Rome. But there’s going to be a party when the wolf comes home”            

“Nostra madre è stata assente, da quando abbiamo fondato Roma. Ma ci sarà una festa quando il lupo(o la Fantomatica C) tornerà a casa”

Umori da Startup. e da startupper. Oggi ci sentiamo così.

Completamente abbandonati da chi avrebbe dovuto creare un paese migliore per i propri figli e i propri nipoti. Il mondo del lavoro e la classe politica. La Fantomatica C. Quando se ne andrà faremo una grande festa. Questo è poco ma sicuro. Perchè vorrebbe dire che siamo riusciti a non lasciare il paese e avere successo con le nostre startup. 

Questo non è un grido d’aiuto ma un post di denuncia. Per ricordare a tutti i giovani startupper italiani che siamo in pochi ma ce la possiamo fare. Tecnicamente parlando, rispetto ad altre generazioni, disponiamo dello strumento migliore per superare queste difficoltà: la rete.

Internet appunto ci ha fornito vie migliori per condividere e, nel particolare della nostra startup, ci ha portato a dividere le esperienze con un’altra startup, dando luogo ad una partnership strategica con il preciso obiettivo di spalleggiarci per affrontare il mercato, soddisfando due tipi di esigenze diverse ma complementari.

 

Quanto è importante condividere nel 2014? Fondamentale. Perchè se ci mettiamo insieme e condividiamo esperienze, errori e idee, forse ce la possiamo fare.

L’alternativa è una sola, lasciare il paese, e far morire le nostre startup.

Per quanto mi riguarda sono pedinato dalla Fantomatica C da quando ho lasciato il mio lavoro. Sono diventato da meno di un mese un lavoratore autonomo con un pugno di clienti in tasca, pochi euro di reddito, e un progetto imprenditoriale nel cuore. E sto pensando seriamente di lasciare tutto e cambiare paese.

E’ il mio team che cerca di motivarmi in questi giorni di buio, ricordandomi quotidianamente ciò che abbiamo passato, le difficoltà che abbiamo superato insieme, e soprattutto tutto ciò che abbiamo condiviso. Per questo, se voglio rimanere in Italia e sopravvivere alla Fantomatica C  l’unica soluzione  è la mia startup.

E quindi, in Italia, oggi, “o si fa la Startup o si muore”.

 

8. Risparmio o Qualità? La scelta della Strategia Competitiva per una Startup

02 MAGGIO 2014, ORE 13:50
GIORNO 75

 

Sono stanco.

Stanco di un sistema malato, in un’Italia che cerca di rialzarsi ma non ha forza nelle gambe.
E la depressione della gente. La Fantomatica C sta ingrossando le proprie fila: ogni giorno ci sono vittime in più. Dalle “vere vittime“(cioè coloro che realisticamente non ce la fanno), a coloro che, essendo troppo depressi, non fanno nulla per sopravvivere, e così facendo ingrossano le fila della Fantomatica C, lasciandosi andare a una vita senza stimoli e abbandonando dei bei progetti lavorativi, compresi di startup.

E’ difficile lavorare sulla propria startup in questo ambiente.

Ieri notte infatti, alla nostra riunione settimanale della startup, c’è stata una lite. Il motivo? La scelta strategica del vantaggio competitivo da perseguire.
Risparmio o qualità, quante volte avrò sentito questa frase.
Alla tv, negli spot. Teoricamente, ogni impresa, consapevolmente o inconsapevolmente, quando inizia la propria attività, compie una scelta strategica di vantaggio competitivo: puntare sulla qualità del proprio prodotto e quindi puntare sul fatto che i clienti siano disposti a pagare un premium price per quel plus che ha l’impresa, o sostenere bassi costi e offrire il prodotto al mercato ad un prezzo più competitivo dei competitors?
A queste due strategie competitive di base, Michael Porter(nel suo “4 competitive strategies”) aveva abbinato un’altra variabile: la scelta del raggio d’azione, ossia a quanti clienti miri, l’intero mercato, una nicchia o addirittura una nicchia nella nicchia?
Per farvi capire meglio, pochi esempi per le diverse strategie competitive:
– strategia di differenziazione(qualità, mercato vasto): Apple con i suoi Iphone;
– strategia di leadership di costo(risparmio, mercato vasto): Ikea;
– strategia di focalizzazione sulla differenziazione(qualità, nicchia): Ferrari;
– strategia di focalizzazione sulla leadership di costo(risparmio, nicchia): Auchan.

In realtà c’è anche chi dice che la scelta del vantaggio competitivo non sia una cosa fondamentale, e che, conseguentemente non paghi essere coerenti.

Quale sia la scelta migliore per una startup? Non si può rispondere così, la soluzione varia caso per caso, è una cosa estremamente relativa.
Io ritengo che il futuro della nostra startup sia una scelta di vantaggio competitivo di focalizzazione sulla leadership di costo(INDIZIO N.4), Tim la pensa come me. Gli altri no. E da qui la lite. Irrisolta.

Anche se c’è chi, come Instagram, non compie una scelta(prima di un determinato tot di tempo) e ha successo, l’importante è non stare in mezzo al guado troppo a lungo: è come essere in uno di quei fragili ponti sulle Ande, sospeso su un burrone profondissimo, con la possibilità di andare da una parte(qualità) o dall’altra(risparmio)..ma se si rimane a metà del percorso, le corde prima o poi si spezzano e l’impresa finisce(doppio senso ricercatamente voluto).

E la stessa cosa per l’Italia: un paese che per storia e capacità dovrebbe fortemente puntare sulla qualità, si sta facendo ammaliare dalle sirene dei bassi costi, e così rimane a metà del ponte, rischiando di cadere.

Mentre la Fantomatica C, ai piedi del burrone, aspetta. E ogni giorno fa una vittima in più.

8

 

7. Programmare per sopravvivere.

17 MARZO 2014, ORE 19:26
GIORNO 32

Domani si va in missione.

 

Andrò li fuori e sarò solo, disorientato e impaurito: mi aspetta un importante prova per la mia carriera.

Domani scoprirò se sono realmente bravo nel mio lavoro o se invece le mie erano solo parole.

Insomma. Mentre l’Italia sogna di sconfiggere una volta per tutte la Fantomatica C, guidata dalle strategie del nuovo comandante Renzi, io invece sarò impegnato in una “mattinata con i boss“: questa pratica, presente solo nell’azienda di consulenza dove lavoro penso, consiste nel valutare i dipendenti tramite test specifici, presentazioni e obiettivi raggiunti, tutto nella stessa mattina.

Noi siamo in 3.
Il migliore si becca il passaggio a categoria superiore.
E quindi anche un aumento.
E quindi anche soldi in più.
E quindi anche fondi in più per la mia startup.

Questo passaggio di carriera potrebbe significare molto per me. Per affrontare la giornata di domani ho iniziato a prepararmi da sei mesi(essendo un test che viene fatto dopo i primi 3 anni di carriera, ho visto bene di prenderla da lontano).
E la cosa più importante che ho fatto in tutto questo è stato programmare ciò che dovevo fare. Sul serio non è stato facile conciliare il lavoro(Priorità 1), la mia startup(Priorità 2) e il test(Priorità 3, ma che dipende per metà anche dalla Priorità 1).

Anche il governo italiano in carica ha programmato la propria performance, piazzando strategicamente una riforma al mese.

Il lavoro di programmazione è stato eseguito ovviamente anche nella startup.
Mettere in ordine le attività da compiere, stabilire le priorità di intervento, ma anche fissare deadline e milestone(e rispettarle) e dividersi le responsabilità. Tim, il nostro tuttofare, è un elemento preziosissimo nell’economia della programmazione della startup. Perché compie tante azioni, solo che, se non avesse un piano di battaglia, non riuscirebbe a sopravvivere.
Così, la programmazione della performance di una startup risulta essere un altro elemento fondamentale nella creazione della stessa.

Perché programmare, e quindi sapere cosa affrontiamo quotidianamente, ci fa essere pronti.
Ci fa almeno credere di riuscire a sopravvivere alla Fantomatica C, in questo paese dove il merito ha perso vita e la gente sorride poco, noi giovani startupper:
manteniamo la calma,
crediamo in noi stessi,
e non molliamo.

6. Quel briciolo di pazzia che serve per creare una Startup

6

9 Marzo 2014, ORE 19:00

GIORNO 24

Si racconta che Robert Smith, leader dei Cure, quando scrisse quel capolavoro di canzone che è Friday I’m in love, non riusciva a credere di aver scritto una melodia così perfetta(http://www.youtube.com/watch?v=mGgMZpGYiy8&feature=kp).

Si recava da parenti e amici a chiedere se avessero mai sentito quella melodia, che non era possibile che nessuno non ci avesse pensato prima. La perfezione della melodia era tale che neanche il suo stesso creatore riusciva a capacitarsi di ciò che era riuscito a comporre.

La stessa cosa è accaduta con la mia startup.

Brividi.

Insieme a Pigna, è da una vita che sogniamo di fare qualcosa di grande insieme. Da giovani eravamo in prima fila alle manifestazioni, cresciuti un pò, abbiamo sempre avuto il desiderio di fare politica, senza mai trovare un partito che facesse al caso nostro.
Poi ci siamo resi conto che potevamo contare solo su di noi, e ci è venuto il desiderio di creare un’impresa, ma era sempre l’idea a mancare.
Poi sono nate le startup.

Poi è arrivata la Fantomatica C.
All’inizio la zona di contagio sembrava rintanata solo tra l’America e l’Inghilterra. Poi è arrivato il turno dell’Europa.
E abbiamo tutti in mente ciò che è successo dall’avvento della Fantomatica C in Grecia a oggi.
Disoccupazione, bassi stipendi e competività. E così via.

Ma noi siamo rimasti qua a cercare di sopravvivere quotidianamente alla Fantomatica C e a cercare di fare qualcosa di grande insieme.
Seppur usata e abusata, abbiamo sempre apprezzato ma mai capito affondo, la Steve Jobsiana frase “Stay Hungry, Stay Foolish”.
Fino a quella notte di pioggia.
Durante un Crazy Brainstorming quando ormai a noi si era unito anche Francesco(uno dei due Nerd per Caso), mi è venuta l’idea. Portare l’azienda che volevamo creare “fisicamente” sul web(INDIZIO 3).
Una startup, a nostro parere, da una su un milione. Come Friday I’m in Love.

E’ questo che noi giovani italiani e del mondo, dobbiamo fare quando cerchiamo di creare una startup: agire razionalmente con un briciolo di pazzia. Quel briciolo di pazzia che serve per uscire dagli schemi. Schemi che abbiamo creato noi stessi, per cercare di semplificare la realtà. Ma schemi in cui siamo continuamente portati all’errore da stereotipi, ancoraggi e ignoranza. Per questo quando si pensa di creare una startup è fondamentale ricorrere ad un’adeguata programmazione di lavoro e responsabilità, senza però dimenticare di sognare un pò, di viaggiare con la mente per evadere dai nostri schemi.

Ora sapete perchè mi chiamano l‘Astronauta.

5. Modelli di Business in tempi di Crisi

 

5 MARZO 2014, ORE 14:13
GIORNO 19

Ieri è stata una giornata positiva. Per me. Per altri non so.

Sembra che nell’Est Europeo non se la cavino proprio bene. Ma io dico, come si fa, nel 2014, a rischiare certe escalation? Non sarebbe stato più adeguato sedersi ad un tavolo(la faccio molto facile) e sedersi e discuterne?
Da un lato, a dar ragione alla Russia, ci sono gli abitanti della Crimea che rivendicano una patria diversa(e a quanto dice Wikipedia, dal 1992 sono effettivamente una repubblica autonoma all’interno dell’Ucraina); dall’altro ci sono degli interessi economici spropositati.  Il 19 febbraio 1954, la Crimea venne regalata dal leader sovietico Chruscev all’Ucraina, ma solo a partire dal 1989, la Russia(non essendo più URSS) non ha più potuto beneficiare del potente porto sul Mar Nero. E quindi sta cercando il modo di riprendere a guadagnare da quella regione.

Strano ma vero la mia startup ha lo stesso obiettivo: capire come riuscire a guadagnare(detto proprio in parole spicciole).
Nella sostanza, settare il Business Model, per concretizzare l’idea: parlo quindi di una miriade di variabili da legare tra loro con coerenza, dal reperimento dei clienti, all’acquisto concreto del prodotto/servizio, passando per l’inserimento di forme di sponsorship o di B2B. Senza questo passaggio qualunque startup è spacciata.
Noi non vogliamo lavorare per la gloria, tantomeno fare beneficenza(anche se tutte le nuove teorie sulle imprese e la responsabilità sociale mi piacciono da morire, e in un futuro, se Dio ce lo permetterà, non rinunceremo a sviluppare un modello di business che stia attento allo sviluppo sociale del nostro territorio di riferimento).
Nella mia breve carriera da consulente, ho sentito di imprenditori con idee imprenditoriali fantastiche ma che sono morte per la mancanza di un efficace modello di business.

Per realizzare il nostro modello D, la nostra designer, ha acquistato una lavagna, di quelle con n fogli da utilizzare. Da ieri la lavagna magica si trova a casa dei Nerd per Caso(oramai non è una casa è l’ufficio della nostra startup), e così ieri abbiamo cominciato a disegnare il nostro modello, per capire meglio come riuscire a monetizzare. Semplicemente poter esplicitare con un disegno, uno schema o una tabella il modello, ci ha dato la possibilità di riflettere. E’ una cosa che consiglio vivamente agli aspiranti startupper come noi.

Per ora vediamo ancora un po scuro, molto probabilmente cercheremo di differenziare le forme di guadagno(anche se può risultare una mossa rischiosa), ma sicuramente una fonte di guadagno sarà costituita dal Pay Per Click(INDIZIO N.2).

Il punto è che(come ripetuto n-volte):

  • l’Italia non è la Silicon Valley, la patria delle startup di successo, dove i Business Model funzionano(probabilmente è questione anche di cultura imprenditoriale apertura al cambiamento) 
  • la Silicon Valley ha evidentemente trovato un modo per combattere e sconfiggere la Fantomatica C, l’Italia invece si trova ancora nella fase di valutare come riuscire a sopravvivere alla Fantomatica C.

In ogni caso, l’esigenza di monetizzare è tra i primi motivi per i quali si crea una startup, per cui è un passo fondamentale che ci troviamo ad affrontare; solo in questo modo potremo continuare a sognare in grande con la nostra startup(in barba alla Fantomatica C). 

3. L’Importanza di chiamarsi Team

25 FEBBRAIO 2014, ORE 13:53
GIORNO 11

Oggi stavo per lasciarci le penne.

In senso figurato, si. Ma se non ci fosse stato Timoteo, mi troverei qui a dover fare gli straordinari per pagare una casella esattoriale altissima ma soprattutto errata. A 30 anni. In Italia.

Menomale che ho un gruppo di persone su cui contare.
Non so. Forse nel mio caso sono stati i 10 anni trascorsi a giocare a Basket, e la conseguente mentalità che ho “acquisito”: il risultato del team è più importante del risultato del singolo.

L’Italia, e noi giovani abbiamo dimenticato cosa voglia dire questa frase, o meglio, ci siamo dimenticati di questa frase.

A livello politico, come nel mondo del resto, siamo tropo legati a una figura, a un leader di spicco(vedi Berlusconi e Renzi), e non tanto all’insieme di idee che un partito incarna. Inoltre siamo così tanto ancorati all’idea di Destra & Sinistra, che non ci siamo accorti come i contenuti di queste siano diventati interscambiabili; nell’Italia del 2014, le cose da fare sono veramente sotto gli occhi di tutti.

Il nostro governo ci riuscirà? Solo se riuscirà a lavorare “da gruppo“, dimenticando le strategie ostili e di negatività pre-determinata per ogni proposta, ottimisti e consapevoli di poter sconfiggere la Fantomatica C.

Condividere & Aiutarsi.
Ma anche programmare, dividere i compiti e le responsabilità, fissare e rispettare le Deadline.

Come sapete, quando non sono troppo occupato a sopravvivere attivamente alla Fantomatica C e al lavoro, porto avanti un progetto imprenditoriale.

L’idea non starò certo qui a raccontarla(sono troppo impaurito dall’essere copiato e replicato più velocemente di quanto io riesca a sviluppare la mia stessa idea), però come detto in precedenza, vi racconterò step ed elementi essenziali della mia carriera da aspirante startupper. E magari, alle volte, fornirò qualche indizio.

Oggi vi sto parlando dell’importanza di essere un Team, coeso, eterogenoeo, motivato, con degli elementi folli e altri lineari.
Il giusto equilibrio.
Il mio team è composto da 8 persone.
Ma siamo partiti in 3.

All’inizio eravamo:
– Romina, detta Pigna, non perchè assomigli a una di quelle cose che stanno sugli alberi, nè ai tossici che stanno per strada, ma semplicemente perchè è una persona estramente pignola, e non a caso si occupa degli aspetti legali, contabili e fiscali della nascente startup;
– Francesco, il primo sviluppatore, che insieme a Davide(arrivato in un secondo momento) forma quelli che abbiamo soprannominato tristemente I Nerd per caso, i nostri geni dell’informatica;.
-Vittorio, il sottoscritto, la figura manageriale del gruppo, detto l’Astronauta. Questo lo spiego più avanti.

Poi si sono aggiunti nell’ordine:
– Luca, il nostro Marketing Manager, detto il Pensatore;
– Sofia, la Designer, semplicemente D;
– Enrico, il Sales Manager, l’uomo che riuscirebbe a vendere un Ipad a mia nonna(morta), detto The Wolf (i riferimenti a recenti pellicole Scorsesiane non sono casuali);
– e infine, last but not least, Timoteo, detto Tim, il tuttofare.

Scusate la presentazione alla Quentin Tarantino in Bastardi senza Gloria, ma la cosa mi divertiva. Le nostre competenze e capacità sono amalgamate tra loro; per fortuna, e lo ripeto, per fortuna, abbiamo idee molto diverse tra noi e spesso litighiamo. E tutto ciò è positivo..se non avessimo avuto la verve di litigare, quella notte, quest’idea non sarebbe mai nata (forse avrebbe avuto dei problemi anche, se non avessimo portato le enne(che sta per n-numero inquantificabile)birre).

E’ questa voglia di “riuscire insieme“, che farà la differenza.
Nella buona e nella cattiva sorte, come in un matrimonio. Anche perché siamo consapevoli che dal punto di vista organizzativo, per ora, stiamo riuscendo a coprire ogni posizione necessaria per creare una start-up. Una ricetta creata con una buona dose di Informatici, Economisti & Giuristi, Pubblicitari & Venditori, e il giusto pizzico di pazzia(e anche su questo ci torneremo).

Ma torniamo a stamattina.
Ero a lavoro senza possibilità di muovermi, incastrato tra una riunione e un’altra, anche tutte abbastanze pallose, tra l’altro.

Oggi una Deadline. E io, proprio io, mi sono dimenticato di rispettarla. Presentare quella domanda di ricorso.

Attimi di panico puro. Poi, sono riuscito a ragionare: Timoteo. Mi è bastato fargli una chiamata. Sapeva perfettamente cosa doveva fare, e lo ha fatto.

Sono salvo. Almeno per ora. Almeno oggi.

E tutto grazie a Tim, che in realtà non sia chiama neanche così. Ma semplicemente incarna così bene l’idea di Team, che non potevamo non soprannominarlo così, Tim(dando credito allo stereotipo per il quale noi giovani italiani non sappiamo l’inglese). In ogni caso, Tim si occupa degli aspetti più operativi( forse perché è l’unico disoccupato del gruppo), con una disponibilità molto Calcuttiana(Madre Teresa non ce ne voglia).

Del resto, la forza del team e’ la forza della startup, come scrisse nel Marzo 2013,  l’assistant professor presso il Dipartimento di management e tecnologia della Bocconi, il Dottor Massimo Magni (http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=11716).

Torno a lavoro, ho utilizzato la mia pausa per scrivere, questa volta si, all’aria aperta, in un parco di città, una di quelle oasi, punti di salvataggio, all’interno di questa città, impaurita come tante, dalla Fantomatica C.

2. Io penso positivo

20 FEBBRAIO 2014, ORE 21:45
GIORNO 6

Un’altra giornata da incubo, strattonato da un’attività ad un’altra, da un lavoro ad un altro, da un urlo ad un altro.

Lo sento, le mie attitudini e le mie capacità non riescono ad affiorare.
Poco tempo per pensare al mio progetto di Start-Up, solo rari buchi lavorativi in cui mi sto rendendo conto che il fuoco che ho acceso non si può più spegnere

Non so che stia succedendo sinceramente. E’ difficile anche provare a immaginare le cause di questa “malattia” che ha colpito il mondo del lavoro per noi giovani “coraggiosi” che rimangono in Italia, nel periodo dell’avvento della Fantomatica C.
Chissà se tra 100 anni, nei libri, anzi negli e- book di storia, questa emigrazione di giovani verso l’estero verrà studiata come noi abbiamo studiato quella dei primi anni del Novecento(e chissà se ci sarà un paese che tra 100 anni avrà un sacco di famiglie con il cognome italiano, un po’ come l’Argentina adesso).

Secondo me tra le cause dei problemi, ci potrebbero essere in primis, la “scarsa motivazione/voglia/volontà“(chiamatela come volete) di noi giovani tra i 20 e i 35, e , in secondo luogo il fatto che non abbiamo, in questa società, alcune considerazione da parte delle generazioni che “governano questo paese“.

Anche la generazione Renzi, trova difficoltà enormi nel riuscire a prendere in mano il paese: che anche questa generazione sia troppo vecchia per avere idee innovative e brillanti? che anche questa generazione sia così satura di “incrostazioni” che non riesce a rendersi conto della nave che affonda?
Ho fiducia tuttavia nel premier più giovane dell’UE. Quasi mi vengono i brividi…basta parlare di politica però.

“Le generazioni che governano”, e anche semplicemente i semplici cittadini, non hanno, e non possono avere, la testa nemmeno per ascoltare il proprio genio creativo, figurati per le nostre idee: sono troppo aberrati dal riuscire a portare a casa il pane per la famiglia, piuttosto che riuscire a saziare la crescente ed eccessiva fame del fisco, o sopravvivere alla Fantomatica C.
Quanti suicidi.
Nessuno ha ascoltato le suppliche di questi cittadini in pena.

I giovani Italiani non hanno motivazione.
Bisogna fare una cernita tra quelli che effettivamente “riescono” nei propri sogni lavorativi, partendo dal fatto che molti neanche riescono più a sognare, o non lo hanno mai fatto.
Io, il mio sogno di start up nel cassetto, ce lho. Come con le figurine.
E soprattutto non mi manca la motivazione, la volontà.
Sono più le volte che ho fallito nella mia vita, piuttosto che quelle in cui sono riuscito. (ogni tanto per non buttarmi troppo giù ricordo ciò che mi disse un amico su una considerazione fatta da manager americani: “Vittò, questi quando te fanno un colloquio de lavoro, non te chiedono Ahò ma quanto sei bravo…ma te chiedono quante volte hai fallito nella tu vita? se hai pochi fallimenti sei una merda.” questo mi conforta si).

Ma questa volta no, non falliremo, io e il mio team.
Perché siamo motivati. Abbiamo volontà di riuscire ma soprattutto di non mollare.
Senza la giusta volontà non si va da nessuna parte.
Volontà, lo ripeto, come non mollare di fronte alle difficoltà, come la maggior parte degli startupper fanno. Addirittura c’è chi molla alla prima volta che racconta la sua idea imprenditoriale, quando si rende conto che sarà troppo difficile o che l’idea è semplicemente “una cagata pazzesca“.
Ogni giorno io e il mio team ci sentiamo nel gruppo dedicato sul neo-facebookiano Whatsapp. Le difficoltà non mancano, come del resto i momenti bui, in cui niente illumina la strada oscura.

Ma noi siamo motivati. Abbiamo cuore e abbiamo coraggio.

E vogliamo continuare, insistere, almeno provarci.
Vogliamo essere in tanti, metterci insieme, fare network e condividere.
Vogliamo essere l’eccezione alla regola.
Vogliamo essere dei pionieri in un paese che ha del marcio.
Vogliamo che ci vengano a chiedere dove abbiamo trovato le forze.
Vogliamo sopravvivere alla Fantomatica C, e farlo con successo.