12. Storia di un giovane imprenditore italiano (disoccupato).
di diariodiunsopravvissutoallacrisi
17 GIUGNO 2014, ORE 19:44
GIORNO 122
La Fantomatica C non mi ha preso, eppure eccomi qua: trovo meno energie e meno tempo per raccontare la mia startup di quando ero un lavoratore dipendente.
Certo che in questo paese a 30 anni sei proprio uno sfigato.
Il mondo del lavoro o ti ha scartato o ti rigetta fuori appena può(“sei troppo esperto/hai troppi titoli/pretendi troppo, non possiamo permetterci una risorsa a questo prezzo”).
Non so se ne avete sentito parlare ma si tratta di quel problemino che abbiamo in Italia..il suo nome è Disoccupazione. Quasi quasi mi viene da dire la Fantomatica D, si proprio lei, la cugina della Fantomatica C. Ecco dove ci troviamo noi trentenni. Era necessario che lo dicesse anche il Fondo Monetario Internazionale?(http://www.corriere.it/economia/14_giugno_17/fmi-avverte-in-italia-disoccupazione-livelli-inaccettabili-9b8fb96a-f634-11e3-9bf3-84ef22f2d84d.shtml)
Eppure sarebbe così facile: il solo pensare che in un futuro non troppo lontano la mia startup possa partire e possa dar da lavorare a un gruppo tra i 5 e i 10 giovani, rende l’idea di quale potenziale abbia la creazione di una startup.
Certo, non è tutto così facile. E’ stato necessario fare un grosso lavoro di analisi e ricerca dei profili che ci servivano(all’inizio eravamo solo in tre, come racconto nel pezzo “L’importanza di chiamarsi Team” http://diariodiunsopravvissutoallacrisi.wordpress.com/2014/02/25/limportanza-di-chiamarsi-team/ ) per trovare le risorse umane e soprattutto per strutturare il lavoro per processi.
Però ci stiamo riuscendo, almeno per ora. Ed è un lavoro che ogni startup, a mio parere, dovrebbe strutturare: capire dove vuole andare, quali obiettivi raggiungere e soprattutto utilizzando quali risorse umane, con quale responsabilità e relativi obiettivi.
Così noi combattiamo quotidianamente la Fantomatica D.(e la Fantomatica C).