3. L’Importanza di chiamarsi Team
di diariodiunsopravvissutoallacrisi
25 FEBBRAIO 2014, ORE 13:53
GIORNO 11
Oggi stavo per lasciarci le penne.
In senso figurato, si. Ma se non ci fosse stato Timoteo, mi troverei qui a dover fare gli straordinari per pagare una casella esattoriale altissima ma soprattutto errata. A 30 anni. In Italia.
Menomale che ho un gruppo di persone su cui contare.
Non so. Forse nel mio caso sono stati i 10 anni trascorsi a giocare a Basket, e la conseguente mentalità che ho “acquisito”: il risultato del team è più importante del risultato del singolo.
L’Italia, e noi giovani abbiamo dimenticato cosa voglia dire questa frase, o meglio, ci siamo dimenticati di questa frase.
A livello politico, come nel mondo del resto, siamo tropo legati a una figura, a un leader di spicco(vedi Berlusconi e Renzi), e non tanto all’insieme di idee che un partito incarna. Inoltre siamo così tanto ancorati all’idea di Destra & Sinistra, che non ci siamo accorti come i contenuti di queste siano diventati interscambiabili; nell’Italia del 2014, le cose da fare sono veramente sotto gli occhi di tutti.
Il nostro governo ci riuscirà? Solo se riuscirà a lavorare “da gruppo“, dimenticando le strategie ostili e di negatività pre-determinata per ogni proposta, ottimisti e consapevoli di poter sconfiggere la Fantomatica C.
Condividere & Aiutarsi.
Ma anche programmare, dividere i compiti e le responsabilità, fissare e rispettare le Deadline.
Come sapete, quando non sono troppo occupato a sopravvivere attivamente alla Fantomatica C e al lavoro, porto avanti un progetto imprenditoriale.
L’idea non starò certo qui a raccontarla(sono troppo impaurito dall’essere copiato e replicato più velocemente di quanto io riesca a sviluppare la mia stessa idea), però come detto in precedenza, vi racconterò step ed elementi essenziali della mia carriera da aspirante startupper. E magari, alle volte, fornirò qualche indizio.
Oggi vi sto parlando dell’importanza di essere un Team, coeso, eterogenoeo, motivato, con degli elementi folli e altri lineari.
Il giusto equilibrio.
Il mio team è composto da 8 persone.
Ma siamo partiti in 3.
All’inizio eravamo:
– Romina, detta Pigna, non perchè assomigli a una di quelle cose che stanno sugli alberi, nè ai tossici che stanno per strada, ma semplicemente perchè è una persona estramente pignola, e non a caso si occupa degli aspetti legali, contabili e fiscali della nascente startup;
– Francesco, il primo sviluppatore, che insieme a Davide(arrivato in un secondo momento) forma quelli che abbiamo soprannominato tristemente I Nerd per caso, i nostri geni dell’informatica;.
-Vittorio, il sottoscritto, la figura manageriale del gruppo, detto l’Astronauta. Questo lo spiego più avanti.
Poi si sono aggiunti nell’ordine:
– Luca, il nostro Marketing Manager, detto il Pensatore;
– Sofia, la Designer, semplicemente D;
– Enrico, il Sales Manager, l’uomo che riuscirebbe a vendere un Ipad a mia nonna(morta), detto The Wolf (i riferimenti a recenti pellicole Scorsesiane non sono casuali);
– e infine, last but not least, Timoteo, detto Tim, il tuttofare.
Scusate la presentazione alla Quentin Tarantino in Bastardi senza Gloria, ma la cosa mi divertiva. Le nostre competenze e capacità sono amalgamate tra loro; per fortuna, e lo ripeto, per fortuna, abbiamo idee molto diverse tra noi e spesso litighiamo. E tutto ciò è positivo..se non avessimo avuto la verve di litigare, quella notte, quest’idea non sarebbe mai nata (forse avrebbe avuto dei problemi anche, se non avessimo portato le enne(che sta per n-numero inquantificabile)birre).
E’ questa voglia di “riuscire insieme“, che farà la differenza.
Nella buona e nella cattiva sorte, come in un matrimonio. Anche perché siamo consapevoli che dal punto di vista organizzativo, per ora, stiamo riuscendo a coprire ogni posizione necessaria per creare una start-up. Una ricetta creata con una buona dose di Informatici, Economisti & Giuristi, Pubblicitari & Venditori, e il giusto pizzico di pazzia(e anche su questo ci torneremo).
Ma torniamo a stamattina.
Ero a lavoro senza possibilità di muovermi, incastrato tra una riunione e un’altra, anche tutte abbastanze pallose, tra l’altro.
Oggi una Deadline. E io, proprio io, mi sono dimenticato di rispettarla. Presentare quella domanda di ricorso.
Attimi di panico puro. Poi, sono riuscito a ragionare: Timoteo. Mi è bastato fargli una chiamata. Sapeva perfettamente cosa doveva fare, e lo ha fatto.
Sono salvo. Almeno per ora. Almeno oggi.
E tutto grazie a Tim, che in realtà non sia chiama neanche così. Ma semplicemente incarna così bene l’idea di Team, che non potevamo non soprannominarlo così, Tim(dando credito allo stereotipo per il quale noi giovani italiani non sappiamo l’inglese). In ogni caso, Tim si occupa degli aspetti più operativi( forse perché è l’unico disoccupato del gruppo), con una disponibilità molto Calcuttiana(Madre Teresa non ce ne voglia).
Del resto, “la forza del team e’ la forza della startup“, come scrisse nel Marzo 2013, l’assistant professor presso il Dipartimento di management e tecnologia della Bocconi, il Dottor Massimo Magni (http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=11716).
Torno a lavoro, ho utilizzato la mia pausa per scrivere, questa volta si, all’aria aperta, in un parco di città, una di quelle oasi, punti di salvataggio, all’interno di questa città, impaurita come tante, dalla Fantomatica C.
[…] 6) Circondati del giusto Team: E sii disponibile per loro, perché saranno loro che risolveranno i tuoi problemi quando tu non potrai, e insieme, se ben settati, formerete una squadra vincente. […]
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[…] eravamo solo in tre, come racconto nel pezzo “L’importanza di chiamarsi Team” http://diariodiunsopravvissutoallacrisi.wordpress.com/2014/02/25/limportanza-di-chiamarsi-team/ ) per trovare le risorse umane e soprattutto per strutturare il lavoro per […]
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